Si è concluso il progetto “Costruire Speranza 2”, al quale hanno partecipato gli alunni della classe 3E. L’iniziativa, promossa dalla Conferenza Episcopale Calabra e dalla Caritas Regionale, ha inteso sensibilizzare i ragazzi sulle tematiche della giustizia e della legalità, favorendone la crescita personale, attraverso il riconoscimento delle proprie abilità, competenze personali e relazionali.
Il progetto si è articolato in tre fasi.
Si è svolto un primo momento di formazione in classe, attraverso laboratori guidati da operatori del Centro Calabrese di Solidarietà di Catanzaro, durante i quali i ragazzi sono stati stimolati ad interrogarsi sul senso della propria vita e a comprendere l’importanza dello stare in relazione con gli altri e nella società.
Un secondo momento, dedicato alla realizzazione di un cortometraggio, nell’ambito del concorso “Luci e ombre di legalità in Calabria”, ha visto coinvolto il gruppo classe sulla riflessione al contrasto del fenomeno mafioso. Infine, giorno 11 aprile 2019, gli alunni, accompagnati dalla prof.ssa Maria Minervini, si sono recati presso la Comunità terapeutica del Centro Calabrese di Solidarietà di Catanzaro, dove hanno avuto l’occasione di conoscere una nuova realtà e di dialogare con gli operatori e gli ospiti della Comunità stessa.
Queste le impressioni riportate dalle alunne Gaia Brancati e Marta Corrado al termine dell’esperienza.
Solo una parola per descrivere questa giornata? Impossibile. Abbiamo scoperto "un mondo dentro il nostro mondo" che per noi è sempre stato un mistero, un tabù, lontano da noi, ma in realtà molto più vicino di quanto immaginavamo. Siamo soliti pensare alle comunità come delle vere e proprie cliniche, dove dilaga tristezza e depressione, dove lo stare insieme, il confronto, la voglia di rimettersi in gioco per riprendere la propria vita sembra quasi un'utopia, ma grazie a questa esperienza abbiamo compreso che in realtà è un posto accogliente, sereno, pieno di speranza, la speranza di non ricadere più, la speranza di non riporre più la felicità in droga, alcool, falsi ideali, la voglia di rientrare a far parte della società, voglia di rialzarsi e rimettersi in gioco nella propria vita. Sinceramente siamo entrati pieni di pregiudizi e paura, paura di non sentirci accolti, di essere forse di troppo, paura di incontrare qualcuno che ritenevamo “diverso”, estraneo rispetto a una presunta normalità di comportamenti sociali, scelte di vita che riteniamo giuste ed uniche. Ma in realtà siamo giunti alla conclusione, a fine esperienza, che è sempre possibile una nuova opportunità per riprendere in mano la propria vita, quando ci si rende conto che la strada intrapresa era un tunnel troppo buio.