Su tutti i media si allarga il dibattito circa le paventate riforme scolastiche che, una dopo l’altra, sembrano avere a cuore solo il risparmio e la privatizzazione piuttosto che la formazione. Riportiamo l’intervento che Enrico Fratto, alunno (5E) del nostro Liceo, ha pronunciato alla cerimonia inaugurale (19 maggio 2014) del Progetto Gutenberg, la prestigiosa iniziativa promossa dall’Associazione Gutenberg e dal Liceo Classico “P.Galluppi” nella quale il “Siciliani” ha sempre, sinergicamente, fatto da protagonista. Forse solo così, attraverso le osservazioni concrete di uno studente sul proprio vissuto, è possibile contrastare i continui attacchi perpetrati contro la scuola italiana, soprattutto quella del Sud. Senza voler negare criticità che ogni sistema sociale presenta, c'è bisogno di ribadire che chi strumentalmente demolisce la scuola lo fa senza conoscerla davvero.
[ l'articolo su CatanzaroInforma.it ]
L’opinione pubblica è prevenuta e il mondo va avanti a luoghi comuni: i lavoratori “liberi” contro gli statali “fannulloni”, i lavoratori dipendenti contro quelli che riescono a evadere le tasse, ecc.; sempre l’uno contro l’altro. In ogni campo c’è chi si affatica di più e chi di meno, secondo la coscienza di ognuno, perciò occorre avere rispetto per tutte le categorie, con i pro e con i contro che ogni attività comporta. Tutti vanno a scuola e tutti, quindi, sono convinti di capire di scuola e di didattica, ognuno ha da ridire sui voti propri e altrui e spesso fa comodo attribuire alla scuola “tutti” gli oneri e le colpe dei problemi dei ragazzi.
Molti non comprendono il lavoro impegnativo dei docenti e si basano su stereotipi. Ad esempio, c’è la convinzione che le ore di lavoro siano quelle di presenza in classe, mentre, tra l’immane carico di incombenze svolte fuori aula e a casa e tante altre attività non pagate e quasi sempre svolte con mezzi informatici propri, sono molte, molte di più (vedi tabella su Corriere.it). Altro pregiudizio assolutamente falso è che l’orario dei docenti italiani sia inferiore a quello dei colleghi europei (vedi dati OCSE 2011); inoltre, in nome dell’Europa e dell’esterofilia, si vogliono eliminare aspetti del nostro sistema scolastico che restano più validi rispetto a quelli di altri paesi, tanto che i cervelli italiani sono ammirati all’estero per le basi critiche e l’apertura mentale che altri modelli di scuola, più schematici e ridotti nella scelta della discipline, non danno.
I sondaggi Invalsi, basati su test, non bastano a dire la verità e a valorizzare il prezioso ruolo di formazione che la scuola italiana svolge e che non merita di essere in toto buttato via. L’intervento di Enrico “implicitamente” ci fa riflettere sulla necessità di diffondere informazioni positive riguardo all’impegno di tanti che nella scuola operano con serietà, con passione e con spirito di abnegazione.
« Ciò che ho sempre amato del Progetto “Gutenberg”, oggi come negli anni passati, gli anni del mio arricchimento interiore trascorsi tra i banchi, è che nel fervore di questi giorni mi si offre l’opportunità di venire a contatto con il senso più profondo dell’istituzione Scuola, che non è quello di apporre numeri su registri o programmare verifiche, ma quello di promuovere sapere e amore per il sapere, di essere dispensatrice di vera conoscenza e di esperienza, di tenere vivo il ruolo dell’uomo nel mondo, di spingerlo a riconoscersi quale essere in grado di interpretare, significare, riflettere sui sensi profondi di ciò che in ogni ambito lo circonda. È in questa direzione che il progetto Gutenberg, a mio avviso, incarna l’essenza della Scuola con la “S” maiuscola, perché partendo dagli studenti e dai docenti coinvolge tutti i cittadini in momenti di condivisione empatica e di crescita collettiva.
« Sono giorni, questi, pregni di una inestimabile funzione sociale, capaci di regalare a persone diverse, entusiaste, appassionate, in cerca di svago o mosse dal desiderio di approfondimento, oppure solo curiose, la possibilità di allontanarsi dalla monotonia quotidiana per evadere alla ricerca di mondi nuovi, sentir parlare di argomenti diversi, aprirsi all’onda travolgente della varietà e del sapere fruibile che questa manifestazione mette a disposizione: una città abitata dalla sete di conoscenza, è questo lo scopo principale di un insieme di attività che immergono la scuola nel tessuto urbano.
« Apertura: una qualità che ho fortemente sentito nel mio vissuto scolastico e che è scritta nel DNA del progetto Gutenberg, il quale da anni si impegna nell’accogliere tutti coloro che desiderano partecipare. Accoglienza: altra parola chiave per la scuola, che deve valorizzare le qualità di ognuno, anche dei meno motivati. Apertura e accoglienza, nell’aula e fuori dall’aula, diventano possibilità infinite della cultura stessa, che si materializza nella capacità di valicare l’eterogeneità, parlando a ciascuno una lingua diversa, quella che ogni fruitore può interiorizzare secondo i suoi modi di sentire, il suo pregresso, i propri strumenti; che si concretizza nella capacità di dire a ognuno qualcosa e a nessuno la stessa cosa.
I luoghi del Gutenberg. « Davvero apprezzabile, negli anni, è stata la capillarità con cui incontri su svariate tematiche hanno “irrorato” ambienti diversi, quasi a voler pervadere Catanzaro di un fermento che si identificasse non con un luogo particolare, ma che diventasse propulsore di un contatto più intimo tra gli studenti e i luoghi della città. Il “Tempo del Gutenberg”. Queste intensissime giornate finali di incontri con prestigiosi autori sono la conclusione di un lavoro capillare che ha accompagnato nei mesi scorsi la vita delle classi coinvolte, sia in aula che durante le anteprime, in uno studio dei testi ben inserito all’interno degli stessi programmi curriculari.
« Gutenberg è una filosofia dell’insegnamento e dell’apprendimento e da questo punto di vista non posso che considerarmi un privilegiato, per avere incontrato sulla mia strada docenti che fortemente sentono il senso di questo modo di intendere la formazione di noi ragazzi, motivo per cui, sposandone i contenuti e i metodi, ci hanno fornito la possibilità di usufruire a pieno di tutto ciò che il progetto ha da darci. Così lo stesso metodo dialettico e propositivo a cui siamo stati abituati nella familiarità dei banchi di scuola, che sempre è stato applicato alla lettura dei testi e alle relative discussioni, è il medesimo che nell’ambito degli incontri anima i dibattiti. Ringrazio la mia scuola per avermi plasmato all’osmosi tra sentire umanistico e interesse scientifico, per avermi insegnato a vagliare con metodo critico qualsiasi informazione, per avermi fatto percepire che un mondo vasto ci aspetta e ci stimola al confronto, dentro e fuori dall’aula, e che la letteratura è conoscenza di se stessi, interiorizzazione e condivisione.
Il libro. « Archetipo misterioso che non smette di esercitare un fascino inesauribile, consegna le idee al tempo e alla società, contribuisce a plasmare la cultura collettiva di domani; il libro è cultura che produce cultura e permette di viaggiare nello spazio e nel tempo. Si può sentire il vento sul ponte di una nave che faceva vela verso i Caraibi cinquecento anni fa, camminare per i corridoi di un’abbazia dietro le spalle di un monaco e del suo allievo, stare in più posti insieme come i quanti di Einstein, salire sul cavallo di Medardo o volare con Astolfo sulla Luna, senza muoversi dal proprio letto: promuovere una fiera in cui a parlare siano i libri è stata un’intuizione felice e di sicuro successo, accolta da tutti coloro che già a scuola, ma non solo, hanno sperimentato i piaceri della lettura e da chi ogni anno grazie a questa fiera li riscopre. L’esperienza di arricchimento che segue la lettura di un testo non si esaurisce nel testo stesso; i libri ci parlano di altri libri, fanno riferimento ad una tradizione e sono propulsori di una curiosità che possa spinge a letture sempre nuove. “Era una persona più inconsistente di Agilulfo”. Caspita, chi è questo Agilulfo? Ora cerco su internet…un cavaliere che non esiste? Fighissimo! Voglio leggerlo!”.
« Ed ecco ancora, dunque, l’idea di una scuola che, fornendo stimoli, rende autonomi e liberi. Come per la lettura, una volta instradato in classe, ho cominciato a frequentare i dibattiti Gutenberg anche autonomamente, in base agli interessi che toccavano le mie corde interiori. Se tanto il Gutenberg ha rappresentato per me negli anni passati, non senza una certa nota di malinconia devo ricordare che questo sarà l’ultimo in cui lo vivrò da studente del mio liceo, scuola sempre in prima linea in ogni esperienza formativa. Ciò che auspico per il futuro è di continuare a farmi coinvolgere dai suoi straordinari spunti di riflessione e ad appassionarmi alle sue tematiche e soprattutto mi auguro che la scuola che ho vissuto, e con essa il Progetto Gutenberg, continuino a donare sapere nella misura straordinaria in cui hanno dato a me ed ancora che tra quarant’anni e più tutti gli alunni della città possano augurarsi altrettanto per chi li seguirà, come oggi io sto facendo.»
Anche noi ci auguriamo che tali speranze espresse da Enrico non cadano nel vuoto, che tutti i ragazzi degli anni a venire, sia le eccellenze che quelli che hanno maggior bisogno di essere motivati, possano godere del diritto allo studio e che le positività del nostro sistema scolastico possano sopravvivere, pur con i dovuti aggiustamenti e con “ragionevoli” riforme.
Enrico Fratto e Angela Maria Rossano
Nelle foto, Enrico Fratto e la prof.ssa Angela Maria Rossano
all'inaugurazione del “Gutenberg” 2014 e con lo scrittore
Mimmo Gangemi, autore de “Il giudice meschino”