All’interno dei Disturbi Evolutivi Specifici rientrano:
- i DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento);
- i deficit del linguaggio;
- i deficit delle abilità non verbali;
- i deficit della coordinazione motoria;
- i deficit dell’attenzione e dell’iperattività.
Gli alunni con Bisogni Educativi Speciali vivono una situazione particolare, che li ostacola nell’apprendimento e nello sviluppo: questa situazione negativa può avere cause organiche, biologiche, oppure familiari, sociali, ambientali, contestuali o essere il risultato della combinazione di queste.
Queste difficoltà possono essere globali e pervasive (ad es. autismo), più specifiche (ad es. dislessia), settoriali (ad es. disturbi del linguaggio, disturbi d’ansia, ecc.), gravi o leggere, permanenti o transitorie.
Cosa sono i Disturbi Specifici dell’Apprendimento?
Con l’espressione Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) ci si riferisce ad un gruppo di disturbi consistenti in significative difficoltà nell'acquisizione e nell'uso di abilità di ascolto, lettura, scrittura, ragionamento matematico e calcolo.
Si denotano come “specifici” in quanto il disturbo interessa un’abilità circoscritta, mentre il funzionamento intellettivo globale è intatto.
1. Dislessia (disturbo specifico della lettura)
La caratteristica fondamentale del “Disturbo della lettura” è data dal fatto che il livello di capacità che il dislessico ha raggiunto (precisione, velocità o comprensione della lettura) è inferiore a quanto ci si aspetterebbe data l’età cronologica, il livello di avanzamento scolastico e l'assenza di un deficit di intelligenza.
La dislessia interferisce notevolmente con l’apprendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana che richiedono capacità di lettura. Nei dislessici la lettura orale è caratterizzata da distorsioni, sostituzioni o omissioni; sia la lettura orale che quella a mente sono caratterizzate da lentezza ed errori di comprensione.
Manifestazioni ed errori tipici del disturbo sono:
- difficoltà nel distinguere lettere simili dal punto di vista grafico (es. “f-t”; “m-n”; “c-e”);
- difficoltà nel distinguere lettere uguali ma con diverso orientamento (es. “d-q”; “p-b”; “a-e”; “u-n”; “b-d”);
- difficoltà nel distinguere lettere corrispondenti a suoni somiglianti da un punto di vista percettivo-uditivo (es. “t-d”; ”s-z”; “f-v”; “c-g”; “l-r”; “p-b”; “m-n”);
- omissione di parole e/o salti di riga;
- omissione di lettere e sillabe (durante la lettura il dislessico non legge consonanti, vocali o sillabe intere;
- inversione di sillabe: il dislessico inverte la posizione di una sillaba che compone la parola (es. artiloco invece di articolo);
- aggiunte e ripetizioni di sillabe o lettere dentro la stessa parola (es. campagnana);
- difficoltà nella lettura di parole poco comuni o poco usate;
- difficoltà di riconoscimento dei gruppi consonantici complessi (“gn”; “gh”; “gl”; “sc”);
- prevalenza della componente intuitiva: poiché il dislessico non riesce a leggere correttamente, usa maggiormente la componente intuitiva, ossia anticipa quella che potrebbe essere la parole scritta, compiendo errori.
Ciò gli richiede molta concentrazione e gli provoca un notevole consumo di energie. Perciò uno studente dislessico si stanca più facilmente dei compagni.
2. Disortografia e disgrafia (disturbi specifici di scrittura)
La disortografia consiste in una difficoltà nel realizzare il passaggio dalla parola udita a quella scritta. In altri termini, il disortografico non è lo studente che non conosce le regole, ma quello che, nel tradurre in forma scritta il linguaggio parlato, commette un numero eccessivo di errori, specialmente sotto dettatura, rispetto ai compagni della propria età/classe.
Gli errori più frequenti sono:
- confusione tra lettere simili tra loro (es. “f-v”; “t-d”; “b-p”; “l-r”);
- confusione tra lettere simili nella forma (es. “p-b”);
- omissioni di alcune parti della parola (doppie lettera, consonanti o vocali all’interno della parola);
- inversioni della posizione delle lettere che compongono la parola (articolo-artiloco).
La disgrafia è, invece, un disturbo a carico della componente grafica della scrittura: nello specifico, la qualità, intesa come leggibilità delle lettere e delle parole, e l’efficienza, intesa come velocità di scrittura, risultano compromesse. In altri termini, la scrittura dei disgrafici risulta difficilmente comprensibile.
Inoltre può emergere una significativa lentezza nella scrittura riconducibile ad una scarsa coordinazione motoria.
Caratteristiche tipiche del disturbo sono:
- scrittura irregolare e difficilmente comprensibile;
- impugnatura scorretta della penna e/o posizione del corpo inadeguata mentre scrive;
- utilizzo inadeguato dello spazio (es. non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra le lettere e tra le parole, non segue la linea di scrittura);
- pressione sul foglio inadeguata (spesso eccessiva);
- difficoltà nella riproduzione grafica di figure geometriche e nel disegno in generale;
- scarsa coordinazione oculo-motoria;
- scarsa armonia del gesto (la mano non scorre adeguatamente sul foglio, velocità eccessiva, estrema lentezza, movimenti “a scatti”, frequenti interruzioni).
3. Discalculia (Disturbo specifico del calcolo)
La caratteristica principale del “Disturbo del calcolo” è una capacità di calcolo al di sotto di quanto è previsto dall’età cronologica, dai livelli dell'andamento della classe e dall'assenza di un deficit di intelligenza.
Il “Disturbo del calcolo” interferisce in modo significativo con l’apprendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana che richiedono capacità di calcolo.
Caratteristiche tipiche del disturbo sono:
- incapacità di comprendere i concetti di base di particolari operazioni;
- mancanza di comprensione dei termini o dei segni matematici;
- mancato riconoscimento dei simboli numerici;
- difficoltà ad attuare le manipolazioni aritmetiche standard;
- difficoltà nel comprendere quali numeri sono pertinenti al problema aritmetico che si sta considerando;
- difficoltà ad allineare correttamente i numeri o a inserire decimali o simboli durante i calcoli
- scorretta organizzazione spaziale dei calcoli;
- incapacità ad apprendere in modo soddisfacente le “tabelline” della moltiplicazione.
Gli errori più frequenti che caratterizzano il disturbo sono:
- errori di conteggio ed enumerazione (es. 1,2, 4, 5, 7…);
- errori di “lessicazione” (incapacità di trascrivere numeri in cifre : “Ventiseimilanove” = 2609).
- il recupero di fatti aritmetici (es. tabelline);
- il mantenimento e il recupero delle procedure;
- l’applicazione delle procedure.
Bibliografia essenziale
- Strumenti di supporto per studenti con disturbi specifici di apprendimento e deficit di attenzione e iperattività, a cura di Evelina Chiocca, FORUM Ed. (aggiornato ad ottobre 2013)
Il testo è disponibile nella Biblioteca di Palazzo Petrucci)*
Sitografia essenziale
Normativa essenziale (in allegato)
- Norme di riferimento generale
- Circolare Ministeriale n.8/2013 (BES)
- Direttiva ministeriale del 27/12/2012 (BES)
- Legge n. 170/2010 (DSA)
- Prove Invalsi DSA
- Nota Invalsi 2010 - Bes
- Nota Invalsi 2013 - Dsa
- Esami di Stato DSA
- Ordinanza Ministeriale n. 44/2010 (art. 17)
- Ordinanza Ministeriale n. 13/2013 (art. 18)